Come cambiare il finale

“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi partire da dove sei e cambiare il finale.”

Clive Staples Lewis


Ogni cosa esiste soltanto se qualcuno la vede e poi la racconta. Le narrazioni ci circondano, le sue storie ci definiscono, ci danno una trama che forma la nostra personale visione del mondo: questa trama supporta il contesto delle nostre storie personali, che si intrecciano e interagiscono con le infinite storie di chi ci circonda.

Ognuno di noi è figlio di una storia, nessuno di noi è nato con una idea di se’, le trame che ci vengono messe addosso ci danno il ruolo di protagonista o di comparsa:  sarà maschio o femmina, ha il carattere del nonno, farà l’avvocato come suo papà. Crescendo, queste narrazioni si arricchiscono, ne incontrano altre, si intersecano, si solidificano, si stratificano, fino a che non le vediamo più, e continuiamo a sguazzarci dentro, tanto che ad un certo punto sono loro a raccontare noi. Molto spesso inconsciamente continuiamo ad interpretare e a subire ruoli che non abbiamo scelto.

Dovremmo fare un passo a lato, e pensare di essere al cinema. Questo significa prendere coscienza del copione in cui la storia si dipana, significa domandarsi quali siano i protagonisti e quali i personaggi secondari, e soprattutto quale sia il mio ruolo nella storia che sto narrando, o che qualcuno sta narrando su me. E chiedermi se questa storia, così come è scritta, mi piace e ma soprattutto se mi appartiene.

Il compito da eroe che ci aspetta è quello di riconoscere e spezzare queste trame. E’ prendere in mano il copione e riscriverlo con parole nuove. Le parole del racconto trasformano. Ampliano la mente. Allungano lo sguardo. Estendono il respiro. Creano forza, speranza, vitalità, rinascita.

Sono sicura che è quello che, ad un certo punto, deve aver fatto Cenerentola.