Come praticare l’igiene emotiva

“Gli scatti d’ira e i dispiaceri che ne seguono producono in noi danni di gran lunga più gravi delle stesse cose per cui ci adiriamo o ci affliggiamo”

Marco Aurelio

Qualche sera fa, a cena con amici, ascoltando i discorsi ho notato quanti di questi vertessero sul corpo e sulla salute fisica: corro tutte le mattine, ho un dolorino devo fare il check-up, ho il colesterolo alto. La cura e la salute del corpo sono percepite indispensabili per il benessere generale, molto di più che la salute psicologica, che non si reputa così importante da averne cura costante. 

Se ci pensiamo, ogni giorno passiamo più tempo ad avere cura dell’igiene dei denti che ad aver cura dell’igiene emotiva.  Se ci facciamo un taglietto, subito ci preoccupiamo, lo disinfettiamo e ci mettiamo un cerotto. 

Eppure ogni giorno riceviamo molte più ferite emotive che fisiche. Ferite emotive quali fallimento, rifiuto, senso di solitudine, che possono solo peggiorare se non ce ne prendiamo cura,  andando a compromettere  la salute del corpo molto più di quanto crediamo. E sebbene ci siano modi provati scientificamente per curare queste ferite emotive, non lo facciamo. Anzi, non ci sfiora neanche l’idea che dovremmo e potremmo.

Come fare? Come prima cosa  non possiamo prenderci cura di una ferita psicologica, se non sappiamo di essere feriti. Per cui, bisogna prestare attenzione al dolore emotivo.  E accorgersi e notare quale sia la risposta automatica che il nostro cervello, quando siamo feriti, fa partire.

Al senso di solitudine potrebbe essere: nessuno mi vuole bene.

Al fallimento: ecco, ancora, non ne faccio mai una giusta.

Al rifiuto: me lo merito, non valgo niente.

Questa modalità di pensieri ha la brutta caratteristica di rimanere, appiccicosi, e girare in sottofondo come un disco rotto, mentre la mente rumina flagellandoci, per ore e a volte per giorni, riproponendo e rivivendo in mille modi diversi la scena che abbiamo vissuto.

Quando siete sofferenti, invece di mettervi in un angolo e prendervi a pugni, trattatevi con gentilezza, e ditevi le stesse parole affettuose e incoraggianti che direste ad un amico che sta male.  Quando vi sentite soli, chiamate qualcuno. Quando fallite, rincuoratevi. Proteggete la vostra autostima. Quando avete un pensiero negativo, fermatelo sul nascere, e distraetevi: è scientificamente provato che dare una pausa di due minuti al cervello, distraendosi, blocca il pensiero ruminante.

In questo modo non solo guarireste le ferite psicologiche,  nel frattempo costruireste resilienza emotiva, e rifiorireste.  Se lo riuscirete a fare per una settimana, inizierete a vedere risultati, anche nel fisico.

La qualità dell nostra vita potrebbe migliorare in modo incredibile se iniziassimo a praticare l’igiene emotiva, oltre a quella dentale.

Immaginiamo cosa potrebbe essere questo mondo se ci fosse meno solitudine, meno depressione, se le persone sapessero come superare il fallimento, se si piacessero di più e si sentissero più forti. Se fossimo tutti un poco più felici. 

Un proverbio svedese dice: se ognuno spazzasse la neve dalla porta di casa sua, la strada alla sera sarebbe tutta pulita.

Come al solito, come ho già scritto altre volte, la responsabilità della qualità della nostra vita torna a noi. Se solo volessimo impugnare la ramazza e tenere pulito.