Cronache di resistenza/1

Partiamo dai fondamentali

“Quando ti alzi al mattino, pensa quale prezioso privilegio è essere vivi:
respirare, pensare, provare gioia e amare.”
 Marco Aurelio, Imperatore

Cronache di resistenza. Righe sparse dalla trincea.

Tutti noi sappiamo ormai, ahimè, quale lusso sia oggi potere anche solo uscire di casa!

A me va benissimo,  perché ho una cagnolina, e posso avventurarmi fino al pratone dietro a casa mia senza tema di essere fermata.  Oggi è una bella giornata, e stamattina mentre Zina correva mi sono girata, la gioia del sole in faccia: un momento di puro piacere, e senza accorgermi ho tirato un lungo respiro.

Mentre ero lì che me la godevo, chissà perché, di tutte le associazioni di pensiero che avrei potuto fare riguardo al respirare, in quel momento mi è ritornata dai meandri della memoria la voce forte di mio padre, che quando giocavo a pallavolo e andavo  a battere il servizio immancabilmente gridava: Cristina.. RESPIRA!

Se ricordo questo fatto, non è per descrivere la vergogna abissale da vorrei morire adesso che qualsiasi figlio adolescente prova quando un genitore fa qualcosa mettendosi in mostra.

No: di quell’esortazione ricordo l’invito, ricordo quello che mi invitava a fare, a me che da principiante andare a battere il servizio era la cosa più difficile del mondo.

Oggi noi tutti siamo in una situazione mai provata prima, e ci sentiamo soli e un po’ sperduti. Come dei bambini. Come dei principianti davanti ad una partita ignota.

E come dei principianti, per affrontare e giocare la partita che abbiamo davanti, dobbiamo allenare i fondamentali, e da lì partire per sentirci più saldi e forti. Per trovare fiducia.

Oggi inizieremo dal fondamentale più basico, quello che non puoi fare senza: il respiro.

Sentiamo più volte al giorno la radice di questa parola declinata in tanti modi: respiratori, respirazione forzata, (non) respirare  in modo autonomo.

E allora partiamo da qui per farci un po’ di coraggio, oggi:  io, voi, in questo momento adesso,  abbiamo il fondoschiena, anzi no proprio il culo,  e il lusso di essere in grado di poter declinare quella radice al modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare.

Diciamocelo: Io respiro.

Io respiro, ed espiro. Prendo coscienza di una cosa che faccio migliaia di volte al giorno, tanto inconsapevolmente che normalmente non me ne rendo neanche conto.

Allora vi propongo di fare insieme una cosa, una cosa semplice semplice. Respiriamo.

Mentre facciamo questo, mentre ci riempiamo i polmoni consapevolmente, con l’ossigeno che ci passa dietro lo sterno, ci riempie i polmoni e l’addome, lentamente,  tratteniamo l’aria qualche secondo e poi piano piano la buttiamo fuori; ecco, mentre facciamo questo vi propongo di fare insieme un altro esercizio di declinazione verbale. Tranquilli, sempre indicativo, sempre al presente, adesso, qui.

Mentre inspiro, mi dico: Io sono vivo.

Mentre butto fuori,  penso: Io rendo grazie.

Facciamolo così, per un po’ di volte. Facile, no? Da fare e rifare, quando ci si sente un po’ spaesati e insicuri nei giorni a venire: che non costa niente, e significa il mondo.

Finito, tutto qui.

E per oggi, vi assicuro, è già tanto. Vi abbraccio forte.

PS: lo so, vi state chiedendo se da ragazzetta sbagliassi il servizio perché me la facevo sotto, o se me la facessi sotto perché ne sbagliavo tanti, oppure a causa dell’urlo di mio padre: ecco, scegliete voi la risposta….a sbagliare non ci riuscite!!!