Facciamo ordine, ovvero della semplicità

” È la semplicità che è difficile a farsi

Bertold Brecht

Nei secoli scorsi tra guerre, carestie e malattie -si moriva per una pertosse, o una infezione qualsiasi- c’era poco tempo per discorsi estetici o filosofici, tanto meno c’era tempo per chiedersi se si fosse felici. L’equazione che andava per la maggiore era: “sono vivo=che botta di sedere”,  il resto…. beh, non c’era molto tempo per il resto, si era troppo occupati a sopravvivere.

Eppure da più parti si sente dire che nel passato si era più felici, perché la vita era più semplice, c’era meno di tutto, avevano meno affanni e si stava più in pace.

Al giorno d’oggi siamo così affannati  che anche semplificare è diventato un affanno. Si comprano i libri sul come fare ordine negli armadi. Giuro, best sellers. La magica arte del riordino. Ci sono persone che fanno di mestiere quello di venire a casa tua per dirti che nei tuoi armadi è tutto una merda, e ti obbligano a buttare tutto. E le paghi pure. Sfido che poi ti senti leggero.

A essere sinceri, mi sembra sia il cane che si morde la coda. La semplicità, come diceva Brecht, è difficile a farsi, perché il casino lo sanno fare tutti e alla grande!

Ma qui si parte dai presupposti: quante persone, e sono tante, dicono con orgoglio di non avere un attimo libero? E gonfiano il petto, tutti tronfi?

La semplicità è difficile a farsi perché ci toccherebbe andare a tagliare le cose e i comportamenti  che sentiamo ci danno un’identità, che ci fanno sentire fighi. Sono pieno di ferie non godute, ma dio non voglia che prenda una giornata di pausa per andare a mettere i piedi al mare, o a vedere la partita di mio figlio. Quello poi, c’è tempo. La baracca senza di me non va avanti, che cavolo!

La vita diventa un ingranaggio che detta regole, tempi e bisogni. Che stritola. Che sembra non lasciare alternative.

Alla fine è semplicemente una questione di avere ben presente quali siano le priorità. Non abbiamo bisogno di avere il personal trainer o di comprare il libro che ci dicano che ci sono cose più importanti delle altre, e che continuare ad aggiungere bisogni e cose in modo compulsivo porta solo alla confusione e in ultima istanza, all’infelicità. Che a viaggiare leggeri si viaggia meglio. Basta con l’equazione “più faccio, più possiedo= più sono figo”, perchè alla fine uccide.

Che la vita è una, e che alla fine quello che ricorderemo non saranno le cose, quanti soldi, le promozioni, la macchina ultimo modello, bensì i momenti vissuti, quelli delle emozioni sincere, quelle del cuore. Come quella volta che, fanculo l’ufficio, si è andati a mettere i piedi nel mare, e si è stati lì con il sole sul viso, a respirare le onde.